Una delle obiezioni di alcune lettrici al libro di Falco è relativa alla rappresentazione del mondo animale, percepita come sgradevole e vessatoria, ai limiti della denuncia ad associazione animalista.
Vorrei dire che, al contrario, mi pare che gli animali nel libro, parabola della perdizione consumistica, assurgano a testimonial della Sofferenza , distillata da sovrastrutture mentali.
Ridotti a merce di consumo, a play-station vivente dalla disperazione del benessere, sono fondamentale tassello nel neo-neo realistico girone infernale di Cortesforza. L’umanità di cronici perdenti, che vive o meglio sopravvive a Cortesforza, soffre per bisogni indotti da una società in disfacimento, gestita da un multinazionale dio delle merci , sostenuto da suadenti divinità della pubblicità.
Gli animali invece, come nei bestiari di Valeriano Trubbiani ( ma si può agevolmente risalire ai manoscritti medioevali), mi sono parsi come gli umanissimi detentori della sofferenza reale, che non si strappa le vesti per il mutuo o per bisogni indotti a colpi di sponsor, e mi hanno rimandato ad un OLTRE temporale-spaziale dal quale, forse, si può si deve ripartire… anche se si abita a Cortesforza..o no?