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Joël Dicker, come lui nessuno mai.

2013/07/21 - Discussioni, Letteratura di: MG Colombo
Joël Dicker, come lui nessuno mai.

 

“Ecrire un livre, c’est ouvrir une colonie de vacances” Joël Dicker.

 Anche leggerlo, quando tra le righe si affacciano Steinbeck, Orwell, Roth…

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.Mani in alto: questo è un capolavoro!

Joël Dicker ha solo ventotto anni ma ha scritto un romanzo emozionante come una rapina. Sincronizzate gli orologi

di Antonio D’Orrico

.Subito dopo aver finito di leggere questo capolavoro di Joël Dicker (Dio mio! ha solo ventotto anni), ho cominciato a fare l’elenco dei romanzi che hanno cambiato la storia del romanzo. Vita e opinioni di Tristram Shandy gentiluomo di Laurence Sterne. Ulisse di James Joyce. Alla ricerca del tempo perduto di Marcel Proust. Il processo di Franz Kafka (ma, forse, basterebbe il racconto La metamorfosi). E su questi credo che il parere sia quasi unanime. Su quelli che seguono la scelta si fa più controversa. Uno di Céline (Viaggio al termine della notte?)? Uno di Faulkner (Santuario?).  Si possono fare ancora un bel po’ di nomi e di titoli. Poi, alla fine di questa collana, bisogna trovare un posticino (e nemmeno tanto ino) per La verità sul caso Harry Quebert di Joël Dicker perché dopo questo romanzo del ventottenne (pazzesco!) scrittore ginevrino il romanzo contemporaneo non sarà più lo stesso e nessuno potrà fare finta di non saperlo.

So bene che quanto sto dicendo mi esporrà al pubblico ludibrio ma è la pura verità (e la verità è sempre rivoluzionaria, forse è l’unica cosa rivoluzionaria rimasta). Dicker ha idee precise su che cos’è un romanzo e le presta a uno dei suoi protagonisti, lo scrittore Harry Quebert che dà il titolo alla storia. Dice Quebert a Marcus Goldman, il suo giovane allievo intenzionato a diventare scrittore come il suo maestro: «E vedrai, Marcus: qualcuno vorrà farti credere che i libri hanno a che fare con le parole, ma è falso: in realtà, hanno a che fare con le persone».

In un romanzo non contano le belle pagine ispirate, non conta lo scrivere bene come è comunemente inteso (ma non è detto che sia vero «scrivere bene»). In nome di questa falsa credenza si è arrivati a sostenere che giganti della narrativa come Italo Svevo e Alberto Moravia non scrivevano bene perché non infiocchettavano la loro prosa come fosse un regalo di Natale. Le parole sono importanti ma quello che più conta in un romanzo, quello che fa di un romanzo un romanzo, è l’azione. Le azioni dei personaggi, ovviamente, ma anche l’azione del lettore che procede famelicamente nella lettura. La narrativa è una partita a due tra l’autore e il lettore.

Un altro esempio della genialità di Dicker è l’importanza fondamentale che riserva alla trama. Molti pensano (gli stessi che tifano per il presunto scrivere bene?) che la trama sia la spazzatura di un romanzo, lo specchietto per le allodole, il richiamo per i gonzi. Dicker ragiona diversamente. La trama è il tesoro più prezioso di un romanzo, il suo core business.

Ora dovrei, come si usa, esporvi la storia contenuta in La verità sul caso Harry Quebert ma non è possibile perché il libro si smentisce quasi a ogni pagina: chi era amico diventa nemico, chi era buono diventa cattivo, chi era innocente diventa colpevole. E poi (altro giro di pagina altra corsa): chi era nemico ridiventa amico, chi era cattivo ridiventa buono, chi era colpevole ridiventa innocente. Una volta lo scrittore americano Jim Thompson disse a un suo cugino petulante che gli chiedeva come si scrive un romanzo: «Ci sono trentadue modi di scrivere una storia e io li ho provati tutti, però esiste una sola trama: le cose non sono quel che sembrano». Questa è la legge fondamentale, costitutiva della narrativa e Dicker la rispetta in pieno: le cose non sono mai quel che sembrano. Ma si spinge ancora più avanti Dicker rispetto a Thompson.

Nel suo romanzo le cose non sono quello che sono.

Forse ho fatto discorsi troppo tecnici e me ne scuso. Non vorrei che i lettori equivocassero e pensassero che Dicker abbia scritto una specie di trattato teorico. La verità sul caso Harry Quebert è un romanzo romanzo fatto di lacrime, sangue e tantissimo inchiostro. È un romanzo d’amore, l’amore impossibile per una ragazza di quindici anni che si chiama Nola e che ama l’opera lirica forse perché ci vede l’orchestrazione del suo destino: «Diceva che le opere più belle sono le storie d’amore tristi».

.Corriere della Sera – Sette 14 giugno 2013

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