Houston, we have a problem.

C’è una comunità refrattaria al riposo, che con impazienza, se vogliamo anche un pò affettuosamente esaltata, e con virtuosismo acrobatico, rivendica il diritto di ristabilire contatti quotidiani senza intermediari con Luca Parmitano.

Insolitamente sprezzante

di chi per solidarietà e per ogni evenienza (non si sa mai di questi tempi..) va a letto con il Kentavr e sotto l’albero vorrebbe una tuta spaziale Sokol (o almeno la guaina ermetica di Karen),

apparentemente ignaro

di chi si è abituato ad aprire la maniglia del forno alla maniera di Fyodor,

altezzosamente disinteressato

a chi, se ci fosse il sospetto di un nuovo collegamento FB, non schioderebbe dal domestico cockpit, neanche se sollecitato da un sistema pneumatico di ammortizzazione,

Parmitano continua ad essere latitante e a favorire il proliferare degli insonni in attesa di eventuale post da oltre Oceano.

Il Nostro sembra ignorare chi vive incubi notturni, illuminati da meteoriti che si disintegrano a 1600 gradi di calore bianco, sulla base del suo dettagliato drammatico racconto dell’atterraggio, e chi, in slancio empatico, si sente sulle montagne russe anche al banco dei broccoli e ha l’impressione esaltante ma spaventosa che la casa ruoti sul suo asse a 13 gradi al secondo, come neanche mai con una buona dose di Novello…..

“Ma io mi sento benissimo e rido di pura gioia”. Lui garantisce ineffabile..

Maggiore, noi meno, non eravamo allenati a questa decelerazione.

Così, in attesa di palindromico felice ricontatto, c’è chi sollecita incontri più o meno ufficiali, anche a nome di infanti; chi mostra impazienza nei confronti di questa riabilitazione (ma che palle!!); chi offre notizie di prima mano, ipotizzando mancanza di informazioni …alla NASA…; chi appende il poster del cane Max in soggiorno, chi lamenta di non poter prossimamente marciare su Roma per incontrarla ( ma che ce voleva a mette su ‘na tenda per 143mila fans, annamo!).

Non manca chi lo stuzzica con ricordi enogastronomici, chi battezza il figlio col suo nome, chi invia pacchi con preghiera di riscontro; chi ammiccante suggerisce regali di Natale, chi stila protocolli d’intesa per futuri contatti; e persino chi, con iperbolica curiosità e inusitata audacia, chiede notizie sulla cottura del tacchino del Thanksgivingday (anche suscitando indignazioni vegetariane alla notizia che il pennuto “è già in forno dalle 5:30 del mattino”).

Alcuni (pochini) rimangono sul coté scientifico e sollecitano dettagli, ma anche li inviano (?!!), mentre il cortocircuito pop-ansiogeno lo vede magro, grasso, cosìcosì, come sempre…

E vogliamo parlare degli inconsolabili deprivati dalle FOTO, le FOTO, le FOTO, determinati come falange macedone ad ignorare quelle che la ISS continua ad inviare con scientifica puntualità??!

(diciamolo sottovoce, ma una volta per tutte nosssòcosaKsepòvedeee ).

Straordinario spontaneo caldo puzzle di Nostra Signora Italianità non comprimibile in nessun post.