Teatro Argentina
di Henrik Ibsen
regia Gabriele Lavia
Aleggia nel Teatro, davanti alla vicenda, condensato di egoismo, ambizione, ricchezza sfrenata, potere corrotto, l’amarezza dell’attualità della critica ibseniana, tanto sinistramente simile a situazioni, che sciaguratamente condizionano il nostro quotidiano, da strappare persino sorrisi e gomitate…come dire a noi Ibsen….
Nella sontuosa ovattata dimora del console Bernick, suggestivamente allestita da Alessandro Camera, Lavia schiera la razza padrona di 150 anni fa: affaristi senza scrupoli, mercanti spregiudicati, predicatori fanatici, donne dedite a pettegolezzi e rituali borghesi, tutti macchiettisticamente cristallizzati nel loro ruolo.
Il mondo che manovrano con arroganza e leggerezza entra ed esce dalla casa, portando istanze problematiche urgenze, risolte secondo l’interesse personale di chi arrogantemente regola il destino altrui con mistificazioni e inganni.
Bernick, con un surplus di spregiudicatezza, ha costruito un’immagine di sé fondata sulla falsità, la corruzione, la speculazione, che gli hanno consentito l’accumulo di un patrimonio immenso e la reputazione di pilastro della società.
Lavia è maestro nel dar vita al cinismo, travestito di buonismo senza limiti, del personaggio, in realtà capace di calpestare sentimenti, vite umane, Ambiente e dignità personale secondo una ferrea logica di interesse personale.
Particolarmente intenso nel secondo atto, ove lo spettro della verità mina la sua credibilità, Lavia/ Bernick ritrova il suo sfacciato eloquio e, in un crescendo di sfrontatezza, arriva a confessare le sue colpe, confidando nell’impunità che gli assicura il suo status e la torrenziale populistica dialettica, atta a mistificare la pochezza della sua persona,
Bella e interessante l’attenzione dell’Autore al mondo femminile, che nell’imperante conformismo della borghesia ottocentesca, manifesta voglia di riscatto e capacità di svolta, particolarmente ben rappresentati da Federica di Martino/Lona, animata da forte tensione interpretativa.
http://www.teatrodiroma.net/adon.pl?act=doc&doc=2394