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La storia dei miei denti, Valeria Luiselli – ed. La nuova Frontiera

2017/06/16 - Letteratura di: MG Colombo
La storia dei miei denti, Valeria Luiselli – ed. La nuova Frontiera

Avrebbe avuto esiti letterari diversi la signorina Luiselli se, appena 15enne, non avesse acquistato, rimanendone folgorata, Valse de Mefisto di Pitol?

Non avesse letto, rimanendone un filino impressionata, il saggio di Virginia Woolf sull’estrazione dei suoi denti avvenuta nel 1922?
Non avesse annotato, godendone, la battuta di Unamuno alla consegna della Gran Cruz?
Non fosse rimasta impressionata dall’idiosincrasia di Proust a mostrare i denti ridendo,e ancora non avesse annotato le citazioni alla Agostino d’Ippona, tipo “dammi la castità e la continenza ma non ora”?
E così via nel più disinvolto zibaldone che si sia mai letto.  

Chissà….

 

valeria

Valeria Luiselli, una dadaista tra noi

Certo è che nella sua La storia dei miei denti ed. La nuova Frontiera c’è tutto il gusto barocco dell’accumulo delle vicende umane, raccolto, come da note finali, dalla voce degli operai della Galleria di Arte Contemporanea della Jumex, fabbrica di succhi, sapientemente miscelato con vissuti letterari e no, inquadrati nella ampia prospettiva del secolo breve e della cronaca dei miti della letteratura della scienza della musica.

Alimentato dalla condivisione della suggestiva pratica delle letture da tabaccheria, il romanzo celebra la crudeltà della vita, l’inesplicabile casualità che ci governa, la malinconia della precarietà, la straordinarietà come segno della normalità, il grottesco come ineludibile sottofondo del quotidiano,

nuova

Gustavo Sànchez Sànchez, noto Autostrada/Highway, uomo semplice, che canta come Janis Joplin, con il suo allegro cinismo schnitzleriano tra fortuna e carisma, nel segno della discrezione, d’un fiato racconta la sua vita: dentizione prenatale congenita e relativa patologia del disturbo ossessivo compulsivo verso denti, e poi paternità, incubi visivi alla Rondinone, fino alla fine tra i dinosauri in fibra di vetro dello spartitraffico di Pachuca.
Da guardiano della fabbrica di succhi Jumex, collezionatore di cannucce, a riformatore dell’arte dell’asta con relativi iperbolici guadagni e rovesci di fortuna, la Luiselli segue il suo personaggio con sapienza compositiva, muovendosi con straordinaria disinvoltura tra sacri test, richiami musicali e filmici, distillati con impareggiabile ironia.
E se questi dati non bastano a farvi correre ad acquistare il libro, vuol solo dire che non avete la fascinazione di uno Stanley Kubrick per l’assurdo esistenziale.
Fine della recensione.

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