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Febbre da Strega – Jonathan Bazzi,

2020/05/11 - Attualità, Biblioteche, Letteratura, Premio Strega 2020 di: MG Colombo
Febbre da Strega – Jonathan Bazzi,

“La felicità è un affronto, richiede un bilanciamento.”
Jonathan Bazzi

Preceduto dal vivace sostegno della comunità artistica di Rozzano, icona del giornalismo gay nazionale, vincitore del “Libro dell’anno di Fahrenheit-Radio Tre” del “ Premio Bagutta Opera Prima” e del Premio POP2020, indicato da Sandro Veronesi, con assai inedito endorsement, come lettura formativa, Jonathan Bazzi arriva, proposto da Teresa Ciabatti, al rush finale dello Strega 2020 e fa apparire tutto il resto vecchio e stantio.

Jonathan Bazzi, non mima il dolore, non blinda le scelte ideologiche e sentimentali, non edulcora la sua vita a ostacoli, non ignora il tabù della scelta sessuale, non insegue maledettismi autodistruttivi.

Spalanca ai lettori il suo problematico periferico empireo, di ibridato segno nord/sud, all’ombra dell’aliena torre Telecom di Rozzangeles, si ritaglia tane magiche come le biblioteche, Il mio posto preferito. L’unico bello a Rozzano. Gratis.

Al potere manesco di maschi e maschietti, nonni e amichetti contrappone il potere delle parole e il sortilegio della scrittura di Morante, attento ad una tradizione letteraria orgogliosa della propria forza costruttiva.

Jonathan Bazzi  declina il suo personal essay di forte impatto emotivo, piglio antinventivo, efficace split screen in cadenzata frizione presente/passato, avvalendosi di un linguaggio percussivo ammiccante al Rap e di uno stile asciutto con costante autotune in sottofondo.

Baricentro narrativo di Febbre,  la periferia milanese, domestico Bronx, Sud senza Sud, mancata occasione di integrazione, di crescita culturale, eppure laboratorio di cultura alternativa in pittura, moda, musica anti-sistema, strumento sempre più adatto per capire il presente.

Come Bucky Cantor in Nemesi, Bazzi, smarrito davanti all’improvvisa comparsa della malattia, assume il ruolo del rassicuratore con la volontà di capire affrontare e dominare gli eventi, con l’indole da eterno studente: devo sapere tutto sul virus, più conosco e meglio mi curerò.

Non c’entra poco, a occhio, che il libro consolidi il suo successo, trasversale a generazioni, in questo particolare momento in cui tutti abbiamo scoperto che il mio io è un corpo che può ammalarsi, e sottolinei  come contro la violenza destabilizzante del virus occorra un’alleanza terapeutica, personale medico competente ed empatico, ospedali dove le vite si aggiustino.
Con il rischio di farci diventar centenari.

 

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