Premio FilmImpresa
SecondaGiornata
CasadelCinema
Esistenze alternative prossime venture, fuori da cliché apocalittici e brividi kafkiani, nel focus di Tobia Passigato e Nicola Rota.
Si naufraga, con orrore, assieme al giovanotto, sottratto all’aperitivo della sera, protagonista di Wasted di Tobia Passigato, su un isolotto costituito da residui di plastica, sperduto nell’Oceano, secondo le previsioni del più cupo Ambientalismo.
Accolti da un Grande Vecchio un po’ alla Defoe, forse metafora di un’umanità, che, col celebre spirito di sopravvivenza, già celebrato nella letteratura mondiale a partire da Omero, tra orrori, battute di arresto, inestinguibili egoismi, drammatiche cecità assolutamente contemporanee, ci ha portato fin qui.
Vecchio di gran vitalità, visibilmente alterato ma in grado di praticare accoglienza e suggerire vincente adattamento, legato alla bellezza delle piccole cose di modesta routine, così autorevolmente suggerita da Wenders e, più ancora, dalla ineluttabilità del contesto.
Anche con buonumore e col tempismo opportuno di togliersi di mezzo al momento opportuno.
In sofisticata estetica allure, Came Dance Machine di Nicola Rota affronta il tema della rivoluzione digitale, del rapporto con le macchine e, con romantica flessibilità e ipnotica animazione, si affida alla suggestione musicale di Ciaikowskij per rappresentare un costruttivo pacifico rapporto tra un Robot di splendida fisicità ( alla Adam di McEwan, per intenderci) e un’Umanità in grado di eseguire con la grazia e la Civiltà di cui è depositaria un complesso passo a due.
Voglia di positività insomma, per scardinare l’inquietante stigma legato a visioni solo apocalittiche sui destini dell’umanità.