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ITIS Galileo con e di Marco Paolini

2011/10/30 - Teatro di: MG Colombo

18 | 30 ottobre 2011

Teatro Argentina

Il ‘600 non è nella top ten di chi ha fatto il Classico.

Vogliamo parlare di quelli che hanno fatto il Tecnico??

Da questa considerazione incontrovertibile, subito verificata con pochi quesiti rivolti al pubblico  e molte liberatorie risate, parte la straordinaria lezione  di 2 ore e 10 di Marco Paolini contro l’azzeramento della memoria e la centralità (??) della Scuola.

Evocato da Paolini, attraverso testi e gesti, lingua dotta e vernacolo, il ‘600 rivive nelle straordinarie rivoluzionarie figure di Copernico, Keplero, Galileo, Bruno, Shakespeare, con la loro capacità di guardare indietro con rinnovata forza e autonomia di pensiero per inventare il nuovo.

A sfatare la retorica dei giovani contro la gerontocrazia, un Galileo seguito nel suo percorso di vita da adolescente insofferente di studi di Medicina ( ma mai laureatosi neanche in Matematica, allora una specie di  DAMS di oggi), a inossidabile osservatore e inventore, alle prese con ambienti dominati dall’ inerzia intellettuale di regnanti assoluti/dissoluti, plebi affamate, clero oscurantista.

Una vita ricca di eventi, di onori che per molto tempo però non gli valsero il necessario per vivere ( teneva famiglia…3 figli..), costringendolo a utilizzare le stelle fisse, proprie di quel cielo tolemaico che la sua teoria aveva polverizzato, per, udite udite, fare oroscopi.

Piccolo dato biografico che la dice lunga sulla sua capacità di interagire col mondo, sapendone leggere tendenze umori e che offre un divertente spunto su una debolezza che ancora accompagna la vita contemporanea così disancorata da certezze e drammaticamente preda di vudueconomia e bungapolitica. 

Vuota la scena, se non che per un’enorme mina vagante a rappresentare la forza eversiva del suo pensiero, onda in piena, affidata a lezioni universitarie ( si, gli conferirono giustamente 2 lauree ad honorem) tanto seguite da essere tenute in piazza, libri tanto colti da non essere subito capiti,  monologhi in dialetto per sfoghi e strategie.

E’ proprio sulla mina Galileo/Paolini salirà, nella parte finale dello spettacolo, prima quasi crocifisso ingabbiato dalle pesanti catene dell’Inquisizione, dei luoghi comuni, poi in un trionfante resoconto degli ultimi 10 anni della sua vita, quando quasi ottantenne, ( Pisa 15 febbraio 1564- Arcetri 8 gennaio 1642….noi del Classico… che sappiam usare pure Wikipedia ), ormai cieco, riscrive tutto ciò che aveva dovuto ritrattare e riesce a diffonderlo con la complicità dell’Ambasciatore veneto e delle di lui accoglienti mutande ( ” Che pacco, ragazzi!” ), nonchè della libera editoria di Leida, Olanda 1638 .

Nei cieli Beethoven, che gioiosamente inaspettatamente vira su un travolgente rock and roll, alle cui note si unisce il lunghissimo grato applauso del pubblico per una volta oggetto/soggetto della straordinaria performance.

Proposta : Paolini ministro Pubblica Istruzione. Subito.

 

 
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