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Il club degli incorreggibili ottimisti – J.M.Guenassia

2011/01/24 - Letteratura di: MG Colombo

Jean-Michel Guenassia, Prix Goncourt des lycéens 2009

Sono una persona superficiale e, come tale, in libreria mi lascio spesso trascinare dal fascino del titolo.

Aggiungo che private vicende famliari mi fanno guardare, in questo momento, alla Francia con particolare simpatia.

Insomma, Il club degli incorreggibili ottimisti  mi ha preso subito e non mi ha deluso in nessuna delle 700 pagine.

Dalla privilegiata postazione del fumoso e rumoroso Balto, l’ undicenne Michel, allo sbando per l’imminente separazione dei genitori, avvia la sua formazione personale all’ombra della guerra di Algeria, che coinvolge direttamente il suo entourage, visto che il padre, Marini, è figlio di immigrati italiani, mentre la famiglia della madre appartiene a ricchi pieds-noirs.

Un cartello con la scritta ” Le Club des incorrigibles optimistes”  indica una stanza, sul retro del bistrot, dove un gruppetto di rifugiati  ha trovato un pezzo di patria, quanto meno la possibilità di rievocarla, in un approssimativo colorito francese, e con un’ incoercibile fiducia nella nemesi storica.

Igor, Leonid, Imré, Pavel, Tibor testimoniano in modo commovente l’incapacità di prendere atto della fine dei sogni, traditi dal tumultuoso ingovernabile corso della Storia. 

Le delusioni, come Michel, cuore ed orecchie spalancate, ha modo di constatare, sono direttamente proporzionali alle aspettative: smisurate.

 Ma per l’indomito gruppetto  non c’è conquista dello spazio, rock’ n’ roll, Gagarin, Leika che tenga, al confronto con i “favolosi” tempi della NEP!

La  Guerra fredda sta per cominciare, la cortina di ferro è caduta, ma c’è chi sa esorcizzare  il tutto grazie ad inestinguibile ottimismo e umorismo. Valga per tutte la battuta: “Che differenza c’ è tra un dollaro e un rublo?”  “Un dollaro!””

Con dialoghi saettanti, che hanno il ritmo frenetico della pallina da flippe, amatissimo passatempo di Michel, un’intera epoca tra le più complesse scorrev eloce, affidata ad  istantanee indimenticabili, che accomunano Sartre ai profughi a caccia, in rue La Fayette , dell’insostituibile Pravda .

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