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Aleksandr Rodčenko versus Tat’jana Jablonskaja and company.

2011/11/21 - Mostre di: MG Colombo

Palazzo delle Esposizioni

Via Nazionale, Roma

11 ottobre 2011 – 8 gennaio 2012

 

Separati in casa, verrebbe da dire.

La mostra sulla grande pittura sovietica dal 1920 al 1970, vale a dire dalle ultime fasi della Guerra civile all’avvio della stagione brezhneviana, offre un’ampia panoramica sulla imponente produzione del Realismo Socialista, con l’ambizione di sfatare il mito della gabbia ideologica.

E’ pur vero che le 7 sezioni su cui è articolata la Mostra offrono, all’interno di ognuna, una molteplicità di risposte sia nella scelta dei soggetti che nella scelta delle tecniche, ma l’impressione finale è che ad ogni lavoro sia sottesa la volontà propagandistica di esaltazione di un modello sociale e politico, con il comun denominatore dell’encomio .

Vedasi i Costruttori di Bratsk (Popkov 1960), Una giornata calda ( Levtin 1957), Pausa pranzo ( Deineka 1936).  Ebbene in cantiere come a casa come al mare, è il lavoro  il vero protagonista, a prescindere dall’ambientazione, dai soggetti, dalla tecnica diversissima.

Tutti atletici, volitivi, senza segni di stanchezza a prescindere dal freddo, dal caldo; qui il secchio per lavar per terra, là il profilo dei cantieri a ricordare l’inizio e la fine di una giornata.

Non parliamo poi delle tele dichiaratamente celebrative, ove i tanti artisti ascrivibili alla Avanguardia Sovietica risposero compatti al diktat di regime: enfatizzare i contenuti, in forme di realismo fotografico, quasi ad avallare, con l’ oggettività di rappresentazione, la buona riuscita di scelte e risultati di regime.

Meno male che c’è Rodčenko, viene da dire, giustamente titolare di spazi tutti suoi, all’interno della Mostra.

Dopo la retorica e la grandiosità della grancassa di regime alimentata dai Realismi Socialisti, entrare nelle sale dedicate a Rodčenko è ritrovare la forza della creatività, la capacità di rappresentare sentimenti e soggetti e atmosfere.

Valgan per tutti i ritratti di Majakovskij.

E allora ecco la splendida Lili Brik, musa dell’avanguardia russa, sapientemente inquadrata da Rodčenko, che sembra dare la sveglia agli imponenti retorici statici soggetti ospitati nelle sale poco lontani da lei.

E non solo a loro.

http://www.palazzoesposizioni.it/MediaCenter/FE/CategoriaMedia.aspx?idc=576&explicit=SI

http://www.palazzoesposizioni.it/MediaCenter/FE/CategoriaMedia.aspx?idc=575&explicit=SI

 

 

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