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Il primo uomo di Gianni Amelio – Albert Camus

2012/05/06 - Cinema di: MG Colombo

Una grazia speciale attraversa quest’ultimo lavoro di Gianni Amelio, in straordinaria sintonia con il filosofo francese, premio Nobel per la Letteratura nel 1957 e prematuramente scomparso nel 1960, in un incidente automobilistico.

Nel cinquantenario dalla morte se ne rievoca il pensiero anche con questo film, già premiato al festival di Toronto, ispirato al manoscritto trovato incompiuto e  pubblicato, solo nel 1994, da Gallimard, e poi in Italia da Bompiani.

Vicende esistenziali lontane nel tempo e nello spazio, ma unificate dallo stesso slancio emozionale, uniscono i due: contesto familiare di drammatica povertà, valori familiari fortissimi, intelletto al servizio della conoscenza.

Non importa che uno, Albert Camus, giovanissimo premio Nobel, si muova tra Parigi e Algeri nell’incandescente momento del conflitto franco-arabo, mentre l’altro, Amelio, prenda le mosse dalla Calabria degli irrisolti problemi del nostro Meridione.

Jacques Gamblin, con malinconica intensità, tiene insieme le fila di questo complesso emozionante lavoro di ricostruzione di un pezzo di vita individuale con forte cornice storica.

L’elemento collettivo e quello personale sono molto ben calibrati e restituiscono le tesi già espresse ne Lo Straniero sulla necessità di attenersi a principi di solidarietà che rompano il cerchio di un mondo di cui non è possibile capire le regole.

Questo sostiene il protagonista, quando,ormai famoso intellettuale, chiamato all’Università di Algeri, nel ’57, nell’imminenza del conflitto franco-algerino, espone la sua posizione politica, con un intervento più che teorico filosofico, profondamente emozionale sul valore della solidarietà.

Intervento assai contestato nel film, di straordinaria attualità rispetto all’evoluzione della primavera araba, che non mancherà di suscitare polemiche di grana grossolana, rinverdendo l’immagine di un Camus usato come santino anti-Sartre.

Nel film si rievoca la posizione espressa, in un famoso discorso alla radio, da Camus, quando sostenne la sua adesione alla rivoluzione, ma il suo no al terrorismo.

Posizione minoritaria rispetto alla linea indicata dal Maestro : “Qualche volta bisogna stare dalla parte dei barbari”.

Cormery- Camus- Amelio ascoltano attenti, riflettono malinconici e fanno loro la frase dell’ Insegnante, che determina filosofia di vita e titolo del manoscritto: “Ogni bambino contiene già i germi dell’uomo che diventerà”.

Rigorosa, elegante meditazione sul “primouomo” che è in tutti noi.

V. trailer

http://www.youtube.com/watch?v=0cfTShW1d4I

 

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