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Pietà di Kim-Ki Duk con Lee Jung-Jin, Jo Min-Su

2012/09/18 - Cinema di: MG Colombo
Pietà di Kim-Ki Duk con Lee Jung-Jin, Jo Min-Su

 

 

Tostissima fulminea educazione sentimentale di un giovane delinquente anafettivo, al servizio della lobby cravattara coreana, e di una madre che, sconvolta dal dolore sceglie di vendicarsi in modo grottesco e, se si vuole, con fine implacabile intuizione psicologica .

Lo spettatore immerso nei maleodoranti vicoli di un’anonima infernale città, tra reiterate scene di inaudita aggressività,frutto del nichilismo del protagonista e dell’ambiente che lo circonda e determina, è sottoposto ad un forte disagio.

Ad un certo punto, sollecitato a rifletter su “cosa sono i soldi” , speranzoso, assiste ad un progressiva presa di coscienza del protagonista Kang-do, che comincia a dimostrare, con sollievo degli astanti, segni di timida umanità.

Inutile.

 Ma Kim-Ki Duk non molla la presa e la tensione si sposta svelando abissi di inquietudine e tormentata tormentosa umanità, nell’ infruttuoso tentativo di comprendere l’incomprensibile.

Tra lacrime e sangue, orrore autolesionista, la parabola sull’egemonia della legge economica e la speculare desertificazione dei valori, corre dritta all’epilogo di morte.

Ma anche chissà forse può essere rinascita.

Almeno così ci ha suggerito, dopo la corsa notturna sull’autostrada, l’immagine di un’alba primordiale sulla quiete delle immutabili colline coreane.

Simboliche icone del correre e rincorrersi delle stagioni, che riportano al nucleo emozionale di quel «Primavera, estate, autunno, inverno… e ancora primavera» del 2003, che rese famoso, non solo tra i cultori del cinema asiatico, Kim-Ki Duk .

  http://www.youtube.com/watch?v=qNwTnicZekM

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