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Campo dei Fiori. Storia di un monumento maledetto – Massimo Bucciantini

2016/02/21 - Biblioteche, Presentazione, Saggio di: MG Colombo
Campo dei Fiori. Storia di un monumento maledetto – Massimo Bucciantini

Giordano Bruno non è più il sogno eretico degli studenti (per citar Caparezza).

Nella bella e severa Aula Magna della Facoltà di Architettura al Macro, ingenerosamente semivuota, Massimo Bucciantini ha presentato la “biografia” della statua di Giordano Bruno, inaugurata il 9 Giugno 1889, per l’impegno di un gruppo di studenti intenzionati a risvegliar in Italia e massimo a Roma gli umori laici presto addormentati dopo Porta Pia.

L’ampia introduzione di Paolo Brogi, autore di interessanti saggi storici selezionati anche per il Premio biblioteche di Roma, ha consentito una riflessione sulle complesse problematiche della ricostruzione storica non sempre abbastanza apprezzata nella sua dimensione di accurata ricerca.

Il progetto ebbe subito rilevanza mondiale come testimoniano i nomi di Ernest Renan, Victor Hugo, Herbert Spencer, Silvio Spaventa, Henrik Ibsen, Walt Whitman che intervennero a sostegno del comitato organizzativo, ma dovette fare i conti con i mal di pancia di oltre Tevere e non solo.

Il saggio, che spesso ha l’andamento di un romanzo, in oltre 300 pagine ricostruisce con dovizia di documentazione un’epoca e i suoi umori e si apre inserendo l’inaugurazione della Statua in oggetto, nell’ambito di quella cosmopolita monumentomania che altrove regalò la tour Eiffel a Parigi (1889) e la Statua della Libertà a New York (1886).

Il Filosofo Nolano che sostenne la teoria rivoluzionaria per cui la Terra gira e i Cieli stanno fermi, l’infinità dell’universo, la molteplicità dei mondi, che percorse in lungo e in largo l’Europa universitaria, dopo 13 anni di battaglie ideologiche politiche, ebbe alla fine il riconoscimento alla sua coerenza e modernità di pensiero, peraltro ormai da tempo comprovata in modo categorico.
Il progetto, ideato in una notte stellata tra il teatro Valle e la trattoria Il Melone dai ragazzi del ’76 studenti di Antonio Labriola, si realizzò “suggello della modernità”, come disse Crispi allora primo ministro, nel luogo fortemente simbolico ed iconico per la Città, laddove quattro secoli prima il filosofo fu abbruciato more talebano.

Peccato che alla battaglia vinta non seguì l’auspicata richiesta di un rinnovamento della Scuola ” per certi ordini e classi ancora in mano di quelli che trassero Bruno da Francoforte a Venezia e da Venezia a Roma” (cit.Bovio) dando il via alla saga di coloro che Bucciantini chiama i vincitori perdenti.

Curiosamente il testo ripropone storie note e tormentoni sempre attuali, come la conta dei partecipanti alle manifestazioni pro e contro l’iniziativa; i distinguo della politica, la burocrazia imperante, l’ottusità di un certo mondo cattolico, il peso della Massoneria nella vicenda, l’inaspettata fermezza di Mussolini a prescindere dai Patti Lateranensi freschi di firma, l’entusiasmo del mondo femminile erede di Giuditta Tavani Arquati e di quell’Anita Garibaldi sfacciatamente a cavallo, e persino l’incredibile teoria negazionista sul rogo del frate apostata..

bucciantini

 

Purtroppo l’attualità con le fresche esternazioni di Radio Maria, in contrasto con le pur significative aperture del pontificato Bergoglio, non sembra davvero creare le premesse all’auspicio espresso da Bucciantini nella chiusa del libro, che in un giorno di febbraio di questo secolo un vescovo si rechi ai piedi della statua in meditazione.

Sarebbe una bella mossa per ridefinire finalmente il ruolo di questa Roma spesso ancora “cittadella del regresso”.

Il testo edito da Einaudi è finalista al Premio Biblioteche di Roma.

 

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