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Napoli site-specific – La compagnia delle anime finte – Wanda Marasco

2017/07/03 - Biblioteche, Letteratura di: MG Colombo
Napoli site-specific – La compagnia delle anime finte – Wanda Marasco

Quasi un thriller emotivo, questo straordinario urticante lavoro di Wanda Marasco, carico di indizi criptici sempre in grado di mantenere alta la tensione su cose persone tempi, tutti volti a suggerire in un raffinato gioco di specchi, a volte fuorviante a volte disvelante, la complessità di questo mondo e quell’altro.
Maestra nell’organizzazione del tempo e dello spazio, la Marasco con la furia imposta da quel
Fa’ ampressa, sto murenno
detto o forse non detto da sua madre Vincenzina, scivola da una storia all’altra, tra ferrea toponomastica della muraglia dei Cagnazzi e onirici scorci nell’aldilà di tutte le anime.
In scena, come nel precedente Il genio dell’abbandono, una Napoli isterica e arretrata, succube di ancestrali credenze coltivate tra porose mura di tufo e colpevoli inadempienze collettive, raccontata con un linguaggio coltissimo che si lascia sedurre dalle musicalità dialettali, creando una sorta di magnetico gramlot: serrata folgorante partitura di parole materiche e graffianti che aggiungono mistero al mistero, in allucinato iperrealismo senza retorica alla Bacon, ove persino il mare diventa ” una tristezza da raggiungere”.

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Napoli site-specific, microcosmo dolente di umiliati e offesi che convivono con i morti e combattono con i vivi, palcoscenico cui manca  il sorriso mesto di Eduardo, il cambiamento di status delle favole di Basile, il dolente splendore del vicoli della Ortese, l’accessibilità linguistica della Ferrante, l’apertura al nuovo della Parrella.
Napoli degli ipogei, sola possibile ambientazione per orche, guapparia, piccoli borghesi, boss, nobiltà decaduta, morticini già indimenticabili protagonisti di romanzi e commedie, qui inchiodati alla pagina dallo sguardo risentito dell’Autrice che nel raggio del suo radar dispensa pietas e severità con consumato equilibrio teatrale.

Al centro Vincenzina Umbriello da Villaricca e il teatro della sua vita qualunque, materializzata con dettagli ossessivi del corpo e dell’animo, cuore inferocito in testarda conservazione di un mondo arcaico, luciferina nelle reazioni, in antropologica sintonia con l’habitat che la circonda, in serrato dialogo con se stessa e le sue ragioni, le inestinguibili radici culturali, le convenzioni, le difficoltà economiche, sempre in bilico tra caduta e redenzione sulla affollata via crucis ai tempi dell’impiego fisso, in controcanto osmotico con la inestinguibile polvere dei secoli che tutto avvolge annidata nei vichi e financo in misteriose aperture dietro il letto.

Wanda Marasco ci fa fare con rabbia e malinconia il giro della propria prigione ( per citare la citata in exergo Marguerite  Yourcenar), con la dolente intensità di figlia che vuol riparare guasti e lo straordinario talento di narratrice capace di condividere il dolore e trasformarlo in poetico sconcertante omaggio alle anime finte.

marasco

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