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Autobiografia dei miei cani – Sandra Petrignani

2024/05/16 - Letteratura, Narrativa contemporanea di: MG Colombo
Autobiografia dei miei cani –  Sandra Petrignani

” Ciò che parla all’anima non si può misurare” sosteneva con sintetica profondità Heinrich von Humboldt.
Dunque non dirò che Autobiografia dei miei cani di Sandra Petrignani mi è piaciuto troppissimo.

Con la consueta fluidità e avvincente parlata, sempre partendo da immagini indelebili capaci di risvegliare emozioni e suscitare condivisioni in chi legge, Sandra Petrignani spalanca il suo universo antropomorfo, tra autenticità e menzogna, come suggerisce l’amato Thomas Bernhard.

I cani.
Innumerevoli:
ecco subito Billy Bigliardino, prototipo dei tantissimi dotati di nome e cognome, portatori di immarcescibile amore, così difficile da trovare e, ancor più, da mantenere, con gli uomini ( anche loro innumerevoli” banditi e incrinati” di deleddiana memoria, rievocati in sorridente pacificato j’accuse.

Come un’ Alice appena uscita dalle pagine di Lewis Carroll, nei lussureggianti giardini della sua infanzia   (dalle parti di Montesacro) popolati di glicini, rivalità e gelosie, tra cani pazienti e madri furibonde, padri seduttivi ( anche troppo), nonni inguaribilmente nostalgici, l’Autrice sgama amichette carogne, sperimenta pulsioni sessuali, avvia onesti ragionamenti sulla bellezza, la seduzione, il tradimento, la vita e la morte.
Ed anche su #SanRemoFestival mimato in performances infantili, e, sfrontata e riflessiva, persino sull’iconico Bambin Gesù dell’Ara Coeli, in educata ma granitica difformità dal credo di suore per lo più “sadiche e grasse, e dal fideistico trasporto dell’adorata nonna per il divino infante .

Osservatrice disinibita, con malizia e ironia ricorda frequentazioni colte e/o pettegole, l’intellighenzia nazional/trasteverina, già oggetto in tutt’altro registro di attenta approfondita analisi in La Corsara.
E poi le persone speciali come il maestro di nuoto Banchelli, magari un pò brusco, ma vera “scialuppa di salvataggio” e iniziatore di pratica natatoria, salvifica di mente e fisico, mai più abbandonata.

Contestatrice straripante nel ’68, si convince con Colette che ” l’amore non è un sentimento rispettabile” e non teme di dichiararsi tenace sperimentatrice di rapporti sentimental/sessuali, tali da suscitare ammirato, ancorchè perplesso e un filino invidiosetto, stupore.

C’è nel libro un “incantevole esercizio di leggerezza”, per dirla con Ian McEwan, tutta la cura della Saggista, che ha fondato un genere, nel rievocare i personaggi nella loro quotidianità, gli oggetti le strade ma anche i momenti storici culturali, che hannno segnato l’epoca della sua vita e della nostra, in una Roma irrimediabilmente sparita e rievocata con pittorica essenzialità. Come pure l’amata Amelia, quasi strappata per il suo skyline ad un libro di fiabe.

Impossibile non lasciarsi intrigare dalle pagine intime e poetiche attorno ad una figura cara, che torna accarezzata tra un capitolo e l’altro e, attraverso dialoghi e gesti di malinconia tanto impalpabile quanto pungente, lasciano intuire un’intesa di speciale profondità che esige una lettura non banale .

Belle anche le riflessioni intergenerazionali suggerite dal rapporto con il figlio, con gli antenati, con le case, le città, con gli autori amati e citati, con la gatta Topazia, ispiratrice di una poesia che aveva suscitato il plauso di Giorgio Caproni, in questo fresco disinibito memoir, dove per Petrignani “adolescente incompiuta”, anche i lutti più sentiti sono stemperati in una sottile malinconia, aperta all’irrompere della bellezza e all’imprevedibilità della vita, evocata con essenziale positività nella pagina finale.

Le pagine di Autobiografia dei miei cani vibrano della personalità di Sandra Petrignani, che,” cittadina e campagnola”, senza eccessi di soggettività, con coinvolgente e immediato realismo, ha scelto di raccontarsi con la sicurezza di chi “quando viaggia ( o scrive, vien da dire) non si perde ma si trova”.

Per parafrasare Pamuk: i libri parlano ma solo a chi sa ascoltarli.

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