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Dedicato ad Alice Munro.

2013/10/16 - Attualità, Letteratura di: MG Colombo
Dedicato ad Alice Munro.

Quattro motivi per amare Alice Munro

di DARIA BIGNARDI

“Il 10 ottobre, il giorno in cui hanno dato il premio Nobel ad Alice Munro – lasciandole un messaggio in segreteria perché non rispondeva al telefono – su Twitter è stato un tripudio planetario di «Evviva» e «Finalmente» come non accadeva da tempo. Dai suoi colleghi scrittori come Salman Rushdie e Margaret Atwood alla mia redattrice più giovane, non ho mai visto tanta unanime e sincera contentezza.

I motivi sono diversi, ma i principali sono quattro.

munro

Il primo, il più ovvio, è che Alice Munro è una scrittrice eccezionale. I suoi lunghi racconti sono sorprendenti e familiari al tempo stesso. La sua scrittura apparentemente semplice e accessibile ha lo splendore della perfezione. È un’artigiana, una perfezionista e un talento. In una parola: bravissima.

Il secondo motivo è che Alice Munro piace a tutti, e soprattutto alle donne, perché scrive di cose che le donne conoscono, illumina dettagli apparentemente marginali della vita di ogni giorno, racconta le tragedie del quotidiano con ironia, ferocia e tenerezza.

Il terzo motivo è che oggi Alice Munro è un’elegante, brillante e bella signora di ottantadue anni la cui immagine concede speranza a tutte le donne che procedono spettinate nelle loro vite affollate di lavoro, figli, problemi, insicurezze, desideri, dolori e ispirazioni.

Perché Alice Munro oggi è la tredicesima donna al mondo ad aver vinto il Nobel per la Letteratura e ha persino un gran bel taglio di capelli, ma un tempo è stata una ragazzina povera e ribelle, che a diciotto anni scappava dalla madre malata, persecutoria e manesca senza riuscire per moltissimo tempo a liberarsi del senso di colpa per averla abbandonata.

È stata la ragazza che a vent’anni si sposava, con Jim Munro, e decideva di dedicarsi al marito invece che alla scrittura, anche per mancanza di fiducia in se stessa. Per molti anni, Alice Munro non avrà il coraggio di rivelare le sue aspirazioni, i suoi desideri, di arrendersi al suo destino di grande narratrice. Soffre di attacchi di panico e di depressione, litiga con Jim, fino al divorzio e al secondo matrimonio.

È stata la madre di quattro figlie (una morta quindici ore dopo la nascita e sepolta in giardino, dentro una scatola, secondo l’usanza del tempo) che per decenni ha dovuto lottare per trovare il tempo di scrivere, cosa che faceva solo dopo essersi occupata delle incombenze familiari, che le pesavano ma faceva ugualmente.

È stata la scrittrice che, nonostante il talento e il perfezionismo, ha impiegato molto tempo per essere capita, pubblicata, riconosciuta per quel che valeva. Per molto tempo Alice Munro ha nascosto anche a se stessa di essere una scrittrice: quando venne ammessa all’Università con una borsa di studio scelse giornalismo, anche se il suo vero desiderio – lo chiamerei destino – era scrivere narrativa.

Il quarto motivo è che Munro, nonostante abbia avuto una vita faticosa, lacerata e segnata, quando finalmente, ormai anziana, ha cominciato a essere celebrata e a vincere i più importanti premi letterari, li ha sempre accettati con leggerezza, dichiarando di essere fortunata, ringraziando i mariti, suo padre, tutti quelli che l’hanno aiutata.

La riconoscenza, la leggerezza: ulteriori talenti, patrimonio di pochi.

Per tutti questi motivi, il Nobel ad Alice Munro è anche un Nobel a tutte le donne, e non di quelli simbolici.

Alle donne e agli uomini, perché quando un premio è meritato è un premio di tutti.”

http://barbablog.vanityfair.it/

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