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Fenomenologia di Luca Parmitano.

2013/11/17 - Attualità, Discussioni di: MG Colombo
Fenomenologia di Luca Parmitano.

“Come si diventa ciò che si è”

potrebbe essere il compendio didascalico per la parabola esistenziale di Luca Parmitano.

 Il nietzschiano sottotitolo dell’Ecce Homo, ben descrive la rigorosa coerenza e l’umile dedizione, che hanno galvanizzato gli Italiani, orfani di modelli, e non appare per niente in contraddizione con la domestica foto di Max.

parmitano cane

Piace sottolinearlo nella situazione statica e decaduta del presente, in un momento in cui il carattere più tipico dell’italianità appare il modello usurato e usurante del miles gloriosus e dei suoi irresponsabili epigoni, ben rappresentati, nel corso di 2300 anni, a partire da Plauto per arrivare a Zalone.

La sensibilità sociale del Paese ha colto in pieno questo atteggiamento di LP, che, senza peccare di superbia, ha reso popolare un evento scientifico epocale.

parmitano moglie

Parmitano non piace. E’ amato.

Ora accade che la brigata parmitanense, una vera e propria X Legio, che con garrulo entusiasmo, a colpi di emoticon, ha vissuto l’impresa di LP, non sa farsi una ragione dello stretto controllo, cui come da inflessibile programma riabilitativo, è sottoposto l’Astronauta, quasi che l’ESA o chi per lei, scalfisca quel feeling che per mesi è stato l’indiscusso atout del Personaggio, e scalpita per ritrovare un contatto diretto e dar il via alle meritate celebrazioni.

Lui, splendida persona, brillante studioso, audace sperimentatore, fruitore di esperienze cosmopolite che lo portano lontano mille miglia da provincialismi duri a morire, non si stanca di alzar paletti ogni volta che l’entusiasmo popolare tenta di ridurlo a santino e posta la foto del fedele Max in agguerrito atteggiamento alla guaichimelotocca.

Gli piace, al termine del suo giro del mondo in 90 mn,  parlar di

Armonia, Retaggio Storico, Rispetto Culturale, Cooperazione senza divisioni, Assenza di Confini.

Musica per le nostre orecchie seviziate dalle intercettazioni.

parmitano paracadute

L’over dose di albe e tramonti non ha sminuito il fascino della meccanica celeste e ha contribuito a rafforzare l’amore per la Terra, che i suoi occhi hanno “accarezzato amorevolmente” come un amante.

Nel post di commiato ha svelato  la sua indole più profonda, prendendosi un momento di riflessione sulla fine della missione, sul valore dell’esperienza vissuta, sul Tempo e il suo incessante trascorrere,

“Tutto quel che ha un inizio, deve necessariamente finire: una meravigliosa fragilità che rende ogni esperienza unica, e per questo ancora più preziosa.

Sul rapporto dell’Uomo con la Storia, con i suoi simili: facendo strame di ogni retorica nazionalista, sottolineando lo sforzo internazionale relativo ai componenti dell’astronave madeunpòquaunpòlà, frutto dello sforzo congiunto di 5 Agenzie Spaziali, illustrando, anche con sottolineature simpaticamente ironiche, la bellezza delle diversità identitarie dell’equipaggio.

“Adesso, però, cerco ancora di riempirmi gli occhi, la mente e il cuore di colori, di sfumature, sensazioni.

Perché restino con me, che ne possa testimoniare.

Le terre emerse si confondono l’una nell’altra,

 I confini, arbitrari e immaginari, del tutto inesistenti.”

“Sono fortunato: io sono nato lì.

Quello è il mio pianeta. Quella è casa mia.”

Grande lezione di civiltà, segniamocela sul palmo della mano.

Grazie e mille, Parmitano!

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