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Giordano Meacci per Pasolini

2015/11/03 - Anniversario, Letteratura di: MG Colombo
Giordano Meacci per Pasolini

Bellissimo scritto di Meacci su minima&moralia pubblicato lunedì, 2 novembre 2015

“Una luna rosea sta sorgendo in fondo alle file di pioppi; non sembra nemmeno la luna, ma un pezzo sanguinante e informe di qualche grande e soave corpo disfatto». Vedi questa luna friulana che ti deride, e decidi di rinunciare, anche se qualcosa non va; la mattina ci sei arrivato in macchina, e la via ti sembra proprio questa. Ma non ci avevi fatto troppo caso, perché hai fatto gli sbagli di chi si fa condurre senza pensarci sopra. E ora sei andato troppo lontano per smettere di camminare. Anche se ogni passo che fai ti sembra inutile, la strada non è questa, avresti dovuto chiedere prima di superare la roggia. Ma a chi?

Da una parte e dall’altra siete soltanto tu e il Friuli, che è in questo giugno perché hai deciso così, ora che sei al buio, e bagnato. E cosa ti aspetti di trovare, a quest’ora? Sei di nuovo lì, a decidere di tornare indietro sconfitto; anche adesso che sei seduto e il cameriere non ti ha ancora portato quello che hai chiesto. Le idee si confondono come il doppio te stesso che vedi, ormai. Ti accendi una sigaretta e cominci a pensare a questa mattina, al cimitero che ora non trovi più, e al perché non sei riuscito a pensare a niente, mentre fissavi i nomi sulle tombe. Per mesi hai cercato di capire un tempo che non ti appartiene. Sei andato in giro a ricercare un passato fatto di persone e di luoghi, di racconti che hanno attraversato tutto il secolo e si sono dati appuntamento qui, per te, in mezzo a questi campi che non ti conoscono. Hai parlato con vecchi ragazzi di un tuo coetaneo, cercando di ritrovarlo nelle loro parole, nei libri che ti hanno guidato, per venticinque anni, fino a questa strada e a questa pioggia di giugno.

All’improvviso ti sei reso conto che ti divide da quel tempo lo stesso abisso di coincidenze che hai trovato; quella stessa paradossale diffrazione che ti ha visto inseguire gli anni Cinquanta, la gioventù di Pasolini, il dopoguerra ancora da costruire, l’infanzia di tuo padre. Ti ha ingannato il fastidio del tempo, il lampo improvviso di un secolo già trascorso mentre ti accorgevi che la sua fine ti avrebbe trovato a trent’anni, con un fardello di memorie invecchiate. I quattro anni inutili che hai convissuto con Pier Paolo Pasolini prima che morisse.

Questa strada è una piega degli anni, mentre la attraversi. È il punto nel tempo che hai cercato, il fulcro buio attorno a cui ruotano gli anni che hai raccontato con altre voci. Non hai trovato il cimitero, stasera, semplicemente perché il cimitero non esiste. Volevi la sicurezza di essere alla fine del viaggio, rivedere la tomba per recuperare quei quattro anni di stasi tra la tua nascita e la sua morte, colmare il vuoto del vostro non incontro. Non hai potuto farlo.

Perché in questo momento, mentre questa Uno blu ti sfreccia accanto e ti fermi sul margine del fosso a guardare Caino, Pasolini è ancora vivo, e ha trent’anni. Domani mattina prenderà il treno per Ciampino, arriverà puntuale, come sempre, alla Francesco Petrarca, e parlerà ai suoi allievi di Ungaretti e di Mizoguchi. Ora che il tempo era riuscito a ripiegarsi su se stesso, hai sbagliato il luogo dell’appuntamento. Ti sei fatto trovare troppo lontano.”

estratto da http://www.minimaetmoralia.it/wp/giordano-meacci-racconta-pasolini/

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