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Colalucci dei miracoli

2017/03/19 - Arte, Attualità di: MG Colombo
Colalucci dei miracoli

Si comincia con un doveroso sincero mea culpa espresso da Antonio Paolucci, già direttore dei Musei Vaticani, per essersi associati come Accademia di S.Luca al violento ostracismo che accolse la notizia dei lavori di restauro della Cappella Sistina, nel giugno 1980.
Cui fa seguito alto e convinto il plauso dell’affollatissima Sala della prestigiosa Accademia Nazionale a Gianluigi Colalucci, restauratore capo della Cappella Sistina, prof. Honoris Causa dal 1992 della New York University, e dal 1994 della Università Politecnica di Valencia, autore del libro  Io e Michelangelo.

Lui, Gianluigi Colalucci, ospite d’onore della serata, defilato in un angolo della Sala, ascolta con il sereno distacco di cui lo ha fornito il Tempo e di cui caratterialmente può ben vantarsi, protagonista del più straordinario restauro del secolo che per qualità e quantità ( 1200 mq ) attirò l’interesse dell’opinione pubblica mondiale e degli accademici paludati e pop.
I lavori si svolsero dal giugno 1980 all’aprile 1994, sotto lo sguardo più che vigile dei Giapponesi, sponsor dei lavori e della occhiuta NTV di Tokyo, con continuo monitoraggio di media e pubblico, fra alti lai di profeti di sventure (si, anche un insospettabile Andy Warhol).

Gianluigi Colalucci ha con certosina pazienza, filologico rigore, sapienza tecnica, manualità raffinata, entusiasmo operativo, idolatra ammirazione per Michelangelo, riportato al primigenio colore Sibille, profeti, personaggi biblici e popolari, divinità e dannati, tratteggiati dal genio michelangiolesco con pochi segni, spesso senza disegni di supporto a rendere ancora più ardua l’impresa del restauro.
Ed ha con ciò imposto una revisione critica del valore della cromia di Michelangelo, illeggibile per la patina che la occultava fino a restauro concluso.

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La proiezione del  documentario girato nel 1984 da Nino Criscenti, giornalista televisivo, sui ponteggi del restauro, ha fatto rivivere l’emozione e la delicatezza dell’intervento delle ultime due Lunette con un Colalucci pacato seppur consapevole dell’azzardo di trovarsi a tu per tu con la genialità michelangiolesca.

 

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Grazie all’affettuosa insistenza di Bruno Toscano, professore emerito dell’Università Roma Tre, e allo stupore per la mancata documentazione di Nikoloz Rurua, ministro georgiano della cultura, Colalucci ha deciso recentemente di raccogliere nel libro Io e Michelangelo i ricordi di quei 14 anni di incontri, emozioni e soddisfazioni straordinarie.
Da brivido il racconto del momento che lo vide al cospetto del Dio vendicatore, con l’inquietante sorpresa di scoprire che il tremendo sguardo era affidato a soli tre tratti.
Non meno periglioso e passibile di disastro l’intervento sull’occhio di Adamo, semplicemente vuoto.
Con tempra di narratore Colalucci ha ricordato nel libro i tanti personaggi che si avventurarono sui ponteggi: ecco un irritato Toti Scialoja, un attonito Leonardo Sciascia, il poliedrico Paolo Poli, che sui ponteggi non rinuncia a mimare Michelangelo mentre dipingeva “coperto di gocciole”.
Ed ancora le loro Maestà di Svezia, di Danimarca, del Giappone, la pressante Sofia di Spagna, Margaret d’Inghilterra in britannico aplomb.
Kissinger, Romiti, Gianni Agnelli, titolare del più sorprendente indecifrabile ripetuto commento al restauro: “Molto divertente, molto divertente”.

Venerdì 17 marzo 2017 alle ore 17,30
presso l’Accademia Nazionale di San Luca
è stato presentato
il volume Io e Michelangelo

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