Una sofisticata macchina scenica consente di viaggiare in un’Italia di felliniana fascinazione, intrisa di arte e pensiero, ormai travolta da sguaiata modernità.
I corpi si moltiplicano in un ballo di dionisiaca eccitazione e di poetica disperazione, dettando la giusta atmosfera per la comparsa dello stereotipo della Diva e di Casanova, con il loro irrefrenabile impulso a raccontarsi e a rivelarsi, dietro la maschera, nella loro solitudine.
L’esigenza primaria di interrogarsi sul senso dele cose apre ad un intenso dialogo attoriale a due, ove ad un maschile, travolto dagli inciampi della vita e in profonda crisi esistenziale, risponde un femminile aperto alla bellezza della vita, allo stupore della piccole cose e alla forza rigenerante del teatro.
Una mareggiata irrompe sul palcoscenico ed evoca l’incombente disastro idrogeologico, che travolge ma non sconvolge chi è aperto alla vita e sa godere di albe in riva al mare e notti infinite, come sembrano testimoniare, per miracolo di migrazione emotiva, le maschere finali votate a celebrare, comunque, la condizione umana, nella sua fragilità sempre in bilico, per collisione dei poli, tra farsa e tragedia.
Fellini insegna.

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“La Dolce Vita” in italiano: https://vimeo.com/507685199