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Piena di niente di Alessia Di Giovanni e Darkam

2016/03/02 - Biblioteche, Premio Biblioteche di Roma 2016, Presentazione di: MG Colombo
Piena di niente di Alessia Di Giovanni e  Darkam

Un connubio che funziona questo di Alessia Di Giovanni e Darkam,  “narratrici verbo-visive” come avrebbe detto il mai troppo compianto Eco, che con urticante sensibilità ripropongono il tema dell’aborto, ignorato dai tempi di Lettera a un bambino mai nato 1975.

E’ un commento esplicito sulla condizione delle donne sottolineato dalla povertà cromatica delle tavole, dalle immagini antiestetiche e penose che riportano alla mente le performances della body art.
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Giovani e determinate, le Autrici offrono una chiave di lettura del loro Piena di niente molto semplice e diretta: la sorte delle donne è essere accomunate dalla prevaricazione, non scegliere di vivere liberamente, come ricorda invece dovrebbe essere Natalia Aspesi, in un brillante articolo in questi giorni.

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Il destino tragicamente grottesco e insensato di Elisa, Monica, Giulia e Loveth, protagoniste del libro, porta inevitabilmente a parlare della 194 svuotata del contenuto e della funzione sociale e culturale per cui era nata nel ’78, a causa della crescente obiezione di coscienza dei medici e del personale paramedico, che rendono la Ivg un percorso infernale.

Durante la presentazione del libro, finalista al premio Biblioteche di Roma, la sceneggiatrice Di Giovanni, già nota per Io so’ Carmela (Carmela Cirella, nome da cartone animato vissuto di violenza inaudita), ha raccontato il suo sodalizio con la grafica Darkam, il metodo di ricerca e di contenuti che le accomuna nel segno dell’impegno sociale.

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Grottescamente scom/poste e decom/poste le immagini delle donne di Darkam nel segno violento di Otto Dix, sono una forte denuncia contro le inadempienze dello Stato rispetto ad una Legge che non tutela, alla Scuola che non educa né alla sessualità né all’affettività, all’ingerenza della lobby cattolica in consultori e ospedali con la relativa crescita esponenziale degli aborti spontanei che riportano a pratiche casalinghe e medioevali.

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