Con la profondità della critica letteraria, la sensibilità della lettrice, la versatilità attoriale che le appartiene, Elena Stancanelli ha riportato ad un folto gruppo di moraviadipendenti tutto la fascinosa complessità del romanzo Agostino di Alberto Moravia.
Ne ha sapientemente ricostruito la vicenda con charme interpretativo e rigore analitico, a partire dalla scena primaria reale presunta o immaginata, che segna l’ineluttabile crescita del protagonista con tutte le implicazioni freudiane che il lettore di oggi agevolmente coglie, dall’angoscia edipica al tabù dell’incesto.
Grande protagonista del ‘900, già insudiciamore per Saba, Moravia appare come un raffinato fenomenologo dell’adolescenza sofferente, autore troppo razionale, in un’epoca di disinganni, fake news e sospensione di giudizio come la nostra, per risultare attuale con i suoi scritti più emblematici.
Suggestivi gli spunti di riflessione suggeriti da Stancanelli tra Agostino (1944) e L’isola di Arturo (1957) di Elsa Morante, sia per la corrispondenza tematica (l’adolescenza vulnerabile, set il mare), che per la vicenda editoriale, che segnò per entrambi il secondo grande successo della loro narrativa, anche con trasposizione cinematografica, ma nel rispetto della inconfondibile originalità identitaria di scrittura e pensiero di entrambi.
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