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Quel maledetto Vronskij di Claudio Piersanti

2022/09/29 - Biblioteche, Letteratura di: MG Colombo
Quel maledetto Vronskij di Claudio Piersanti

Si, no, non è un romanzo che scuote il sistema neuronale.

Trattasi di un quieto profondo rapporto di coppia anonima, che vive da sempre in simbiosi un rapporto di esclusiva complicità senza sbrodeghezzi sentimentali.

Tanto più inaspettata e incomprensibile giunge la decisione di lei di allontanarsi senza spiegazioni da casa.

Non meno decifrabile l’atteggiamento di lui, che evita qualsiasi passo chiarificatore e si chiude nella sua malinconica quotidianità, trovando solo nel suo talento di tipografo e improvvisato lettore un senso alla sua vicenda.

Accade infatti che, trovato il testo di Anna Karenina, lasciato sul comodino dalla moglie gran lettrice, Giovanni, folgorato dall’incipit tolstojano sulla (in)felicità famigliare, non se ne distacca più e così  si imbatte nella mascolinità sfacciata di Vronskij, bello ricco seduttore.

Tutto ciò che lui non è, e che forse, gli vien da pensare, ha stancato e ha allontanato la moglie, ai suoi occhi affascinante Anna Karenina.

Vronskij diviene il simbolo inquietante dell’insondabile quotidiano, diventa, nella mente del protagonista, l’ignoto che bussa alla porta di chiunque, inaspettatamente, assumendo le più impensabili forme e motivazioni, come si vedrà nello svolgersi della vicenda.

Lui che non si è mai piaciuto, che vive la sua gentilezza come una camicia di forza, lui il cui centro di gravità permanente è la bella colta moglie non solo si addentra nelle pagine del romanzo, scruta i comportamenti seduttivi del personaggio, le ricadute emotive sulle sue prede, ma decide di dare al testo una veste tipografica di raffinata eleganza come la sua professione gli consente.

Vronskij è quello che il filosofo Jean Luc Nancy chiama L’Intruso, i Greci l’ἀνάγκη che travolge la vita delle persone.

C’è nella vicenda un elogio della riservatezza, del rispetto di quanto si può o non si vuole dire, che Piersanti riporta con tono misurato, linguaggio straordinariamente naturale e versatile.

Con sereno distacco e voce impersonale mette i suoi personaggi principali a confronto con amici e parenti che non condividono l’acquiescenza all’ignoto, reputano incomprensibile la resa agli eventi e spingono a prese di posizione più muscolari, conferendo al testo note di quotidiana comicità.

Non trascurabile il riferimento al mondo del lavoro, sprezzante dell’artigianalità, alla natura soffocata dal cemento, alla ricerca di un vivere secondo ritmi ormai desueti

Piace particolarmente il senso che l’Autore affida alla Letteratura, che riporta alla mente quanto sosteneva Javier Marías: ” il romanzo è l’unico modo per conoscere se stessi”.

 

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